La sfida della campagna elettorale americana consente di vedere in azione molti meccanismi scoperti dalle neuroscienze e dall’economia comportamentale nell’ambito delle decisioni. Entriamo nel cervello di chi vota.
Si inizia dal “confirmation bias”. Chi voleva votare per Trump è sempre più convinto di votare Trump. Chi voleva votare Harris è sempre più convinto di votare Harris. La dinamica mentale della “distorsione della conferma” consiste nel cercare conferme alla propria idea iniziale. È un automatismo mentale potenziato dalle “Echo Chambers”. Il concetto è di Sunstein, un politologo che ha collaborato con Thaler e Kahneman, 2 psicologi premi Nobel per l’economia. Gli algoritmi dei social network sono strutturati per mostrare i contenuti preferiti; quindi, non appena colgono le preferenze di una persona, anche in una fase embrionale, tendono a mostrare informazioni che confermano l’idea iniziale. I meccanismi della promozione che usano gli schieramenti politici sono gli stessi che vengono usati nel business; quindi, si mostrano contenuti in linea con le preferenze del consumatore. Le piattaforme di informazione per come funziona la nostra mente, scavano un solco sempre più profondo tra i 2 schieramenti, le persone trovano “casualmente” contenuti che confermano le loro credenze, confermandole sempre di più. Non deve stupire quindi se si osserva una separazione netta, che arriva quasi all’odio, tra conservatori e democratici. La tecnologia attraverso cui le persone si informano estremizza le posizioni.
La partita nelle elezioni americane si gioca sugli indecisi, cosa influenza la decisione all’ultimo momento? La ricerca individua 4 variabili che impattano le decisioni dell’ultimo minuto: endorsment, razionalità economica, effetto sondaggi e rimpianto.
Endorsment. Dagli studi sull’identità sociale di Taifel è dimostrato che la presa di posizione di personaggi pubblici a favore di un candidato o dell’altra contano. Gli esseri umani hanno una forte tendenza all’imitazione. Quando non sanno cosa fare, copiano il comportamento di chi idealizzano. Ad eccezione di Musk con la sua lotteria che sponsorizza Trump, la maggioranza dello star system ha fatto il suo endorsment per Harris. I democratici andranno in vantaggio grazie alle parole di Taylor Swift e George Clooney? Potrebbe essere così, se nel frattempo non fosse emerso lo scandalo del rapper Diddy che sembra aver oscurato lo star system. Questa dinamica imitativa, così potente, potrebbe essere poco rilevante in queste elezioni, nel determinare il voto impulsivo dell’ultimo minuto.
Razionalità economica. Gli indecisi potrebbero decidere in base ai dati razionali dell’economia. Il quadriennio Biden mostra risultati positivi, secondo Politifact. Il Pil è cresciuto per 4 anni, con picchi del +5,8 nel 2021. L’inflazione è scesa dal 9% al 2,4%. La disoccupazione è sotto il 4%, con 16.000.000 di posto di lavoro in più. E allora gli americani dovrebbero votare per la vicepresidente di Biden? Una recente analisi di political wire ha dimostrato che l’economia negli “swing state”, gli stati in bilico (Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin), mostrano differenze significative rispetto al quadro generale degli U.S.A. Per esempio, l’Arizona si colloca tra gli stati più colpiti dal punto di vista dell’inflazione. Michigan e Wisconsin stanno affrontando un rallentamento economico che accentua le difficoltà in ampie fasce della popolazione. Quindi se l’economia americana va meglio nel suo insieme, non è così in tutti gli Stati. Dati così contraddittori sono di difficile interpretazione per capire cosa scatterà nella testa di chi è indeciso. Le persone decideranno rispetto alla loro personale situazione economica, chiedendosi se stanno meglio o peggio rispetto a 4 anni prima? La razionalità economica vale elettore per elettore.
Sondaggi. Nel 2015 Obermaier e Koch hanno dimostrato l’effetto “bandwagon”, letteralmente “saltare sul carro del probabile vincitore”. In sintesi, gli elettori indecisi o poco informati tendono a votare chi è in vantaggio nei sondaggi. È come se scattasse un automatismo che fa votare per chi si dà già per vincitore, stare dalla parte di chi vince, accresce l’autostima. Per le elezioni americane 2024, non si può considerare questo potente effetto psicologico, visto che i 2 contendenti sono dati testa a testa in molti stati chiave dalla maggioranza dei sondaggi.
Nostalgia. All’ultimo minuto, gli indecisi sceglieranno il candidato “di pancia”. Sono 2 candidati emotivi, in grado di far provare sensazioni forti. Kamala Harris ha stupito tutti, sostituendo Biden in corsa e mostrando una leadership straordinaria e positiva. È una donna che rappresenta molti ideali americani, soprattutto la speranza positiva verso il futuro. Donald è un’icona, nel bene e nel male. Non si può dimenticare l’attentato, l’immagine del suo orecchio sanguinante è potente. L’emozione chiave sarà la nostalgia. Un recente esperimento di Lammers e Baldwin ha dimostrato che chi rimpiange i tempi in cui si poteva essere meno “politicamente corretti”, voterà Trump. Chi rimpiange un maggior decoro legato ai ruoli istituzionali, voterà Harris. Il rimpianto di quello che l’America era, sarà la leva emotiva che determinerà il voto degli indecisi. Cosa rimpiangono di più gli indecisi? L’America in cui il decoro dei ruoli istituzionali era indiscussa o gli U.S.A. in cui conta la forza, anche se “politicamente scorretta”. Alla fine, conteranno un pugno di voti e questo pugno di voti si muoverà per rimpianto.
E da lì in poi, il mondo, metterà le cinture di sicurezza. Chiunque vincerà infatti, democratico e repubblicano, si troverà a dover gestire all’interno un’opinione pubblica spaccata a metà e in politica estera complessi fronti di instabilità, dall’Ucraina al Medioriente.