Spesso molti clienti che iniziano ad investire in borsa sono convinti che le cose avvengano come nel film “Wall Street”. Immaginano i trader come giovani yuppie rampanti. Tutti urlanti ed eccitati, presi a scambiarsi nervosamente titoli. I professionisti del settore sanno che le cose oggi sono molto diverse. E’ l’epoca della robotizzazione finanziaria. Ogni giorno oltre il 70% delle operazioni in borsa non avvengono attraverso esseri umani, sono realizzate da robot. Complessi software automaticamente compravendono in funzione delle impostazioni determinate da chi li ha programmati. E’ l’intelligenza artificiale applicata alla finanza. Una macchina può realizzare molte transazioni parallelamente. Opera 24 ore su 24. Si attiva su tutti i mercati. E’ rapida, operando in millisecondi. Elabora una mole enorme di dati, i mitici “big data”. La robotizzazione della finanza è uno dei casi più attuali dell’integrazione uomo-macchina. Gli umani vedono potenziate le possibilità di operare nei mercati finanziari programmando sistemi automatici in grado di eseguire su larga scala e con continuità assoluta le scelte di acquisto e di vendita predefinite. Uso una metafora industriale. I robot sono le braccia che realizzano le operazioni finanziarie. Gli umani la mente che determina le strategie da eseguire.
Prima di capire come sono programmate molte di queste “macchine” occorre introdurre la finanza comportamentale. Questo campo studia l’irrazionalità degli esseri umani nell’ambito delle decisioni in ambito finanziario. Nobel come Thaler (2017) e Kahneman (2002) hanno dimostrato che la persona reale è molto diversa dall’uomo finanziario ipotizzato nei paradigmi classici. L’essere umano dovrebbe investire in modo razionale, matematico, logico, soppesando i rischi in un orizzonte di lungo termine. L’essere umano dovrebbe decidere massimizzando utilità e benefici. Oltre 30 anni di ricerche hanno dimostrato che gli esseri umani sono molto irrazionali quando si tratta di decisioni connesse al denaro. Tendono a sovrastimare o sottostimare i rischi. Sono guidati dall’emotività e dal rimpianto. Non accettano il concetto di perdita, ragionando sul breve periodo. Si ostinano ad imitarsi tra loro piuttosto che analizzare i dati a disposizione.
Se la finanza comportamentale dimostra che gli umani sono “naturalmente” irrazionali quando si tratta di investimenti, allora i robot potrebbero essere un valido aiuto nell’aumentare il tasso di razionalità delle scelte in ambito finanziario. La robotizzazione potrebbe aumentare il generale tasso di “buon senso” sui mercati.
Uno dei paradossi della robotizzazione finanziaria è che l’intelligenza artificiale anziché attenuare la tendenza all’irrazionalità degli esseri umani, la potenzia. I robot sono stati programmati includendo molte delle distorsioni emotive tipiche degli esseri umani.
Consideriamo ad esempio l’effetto gregge. E’ la tendenza naturale degli esseri umani ad imitarsi gli uni gli altri. Esiste un automatismo cerebrale, che porta i gruppi ad allineare i comportamenti. I robot sono programmati per vendere e comprare in funzione di quello che gli altri fanno. Sono accurati nel cogliere minimi segnali di azione di altri trader, spesso altri robot, per imitarli. In fondo si tratta di un effetto gregge raffinato e potenziato. La tendenza a comprare eccessivamente o svendere immediatamente in una sorta di spirale che si autoalimenta è stata potenziata dai robot. L’intelligenza artificiale permette un’accurata imitazione dei comportamenti altrui, alimentando cadute e crescite, slegate dai dati societari e dalle informazioni, con un’intensità superiore a quello che avveniva quando tutto era governato dagli umani. Se tutti vendono, il robot vende. Se tutti comprano, il robot compra. Ai minimi segnali dell’andamento crescere o decrescente, gli algoritmi si attivano. I picchi e le crescite tipiche da sempre della borsa, fondate ampiamente sull’irrazionalità, sono ancora più rapide e violente proprio a causa dell’effetto gregge “tecnologicamente dopato”.
Perché i robot sono stati programmati incorporando le distorsioni cerebrali delle persone? Esistono 2 ipotesi. La prima è che chi li ha sviluppati, ignori la finanza comportamentale. Personalmente non propendo per questa idea, visto il livello straordinario delle software house coinvolte ed i budget di investimento sull’intelligenza artificiale. La seconda ipotesi, più strutturale, è che i mercati abbiamo letteralmente bisogno dell’emotività. L’irrazionalità permette le crescite e le cadute. E proprio in questi “trend sali e scendi” stanno i guadagni. Un mercato “razionale” fondato su elementi matematici, logici ed oggettivi sarebbe “troppo piatto”. La finanza per essere finanza deve includere alti tassi di emotività ed irrazionalità, senza i quali perderebbe il suo essere sé stessa.