Le vacanze ormai per molti sono solo un lontano ricordo. Ma tutti abbiamo ancora gli strascichi del trauma da rientro. Già, perché cosa succede al cervello alla ripresa della solita routine? Molte persone lamentano una ridotta produttività e una scarsa energia. Il che sembra un controsenso. Il rientro dalle ferie dovrebbe essere un momento ad alta efficacia, visto il periodo di relax appena trascorso. Ma perché questo succede? Come funziona, quindi, il nostro cervello? Qual è il meccanismo che si «inceppa» quando riprendiamo la nostra quotidianità?
È dimostrato che le persone, al rientro dalle vacanze, sono emotivamente instabili e cognitivamente meno performanti. Per esempio, fanno più fatica a concentrarsi e a mantenere alta l’attenzione sul lavoro, sono più irritabili, cioè rispondono più prontamente agli stimoli. Il cervello è come anestetizzato, una sensazione di cui il 35% della popolazione ha fatto esperienza almeno una volta al ritorno dalle ferie, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 25 e i 45 anni. Secondo le neuroscienze, la ragione è da rintracciare nell’andamento dei livelli di cortisolo, conosciuto anche come l’ormone dello stress. Durante le vacanze, il funzionamento di questo ormone si altera e gli effetti possono permanere anche per alcune settimane dopo il rientro alla vita di tutti i giorni».
Per capire cosa succede al nostro cervello al rientro dalle vacanze, è importante sapere che il cortisolo è legato al cosiddetto eustress, cioè quello stress positivo essenziale per compiere le attività di tutti i giorni, dal lavoro alla gestione delle relazioni personali. In vacanza tendiamo a variare le nostre abitudini, per esempio andiamo a letto e ci alziamo a orari diversi, cambiamo alimentazione, trascorriamo più tempo all’aria aperta e alla luce naturale. Queste variazioni nel nostro comportamento alterano i livelli di cortisolo. Quando torniamo il corpo e il cervello hanno bisogno di tempo per tornare ai livelli medi di cortisolo, che sono quelli che caratterizzano la condizione di eustress.
Quando parliamo del concetto di stress tendiamo a dare a questa parola una connotazione negativa, in realtà dal punto di vista neuroscientifico bisogna distinguere tra eustress, cioè lo stress positivo, e distress, che è quello invece negativo ed entrambi sono legati ai livelli di cortisolo. La condizione di eustress si ha quando questo ormone è stabile su valori medi, quella di distress quando i livelli sono sopra o sotto la media. Una corretta quantità di stress ci consente di vivere le nostre giornate lavorando e gestendo le diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare con efficacia. Quando si verifica una condizione di distress, invece, le nostre capacità cognitive e la nostra condizione emotiva si alterano.
In vacanza, in conseguenza del cambiamento di abitudini, spesso capita che il livello di cortisolo scenda e al rientro ci troviamo in difficoltà con le sensazioni che abbiamo descritto e di cui molti stanno facendo esperienza. Per avere un’idea di quanto il fenomeno sia diffuso, basta considerare che nella settimana successiva al rientro si verifica solitamente un aumento della vendita di integratori e di prenotazioni di vacanze future».
È stato dimostrato però che lo stress da rientro si può ridurre con semplici pratiche di biohacking. Ma cos’è il biohacking? Il termine nasce nella Silicon Valley mutuato dal settore dell’informatica. Come un hacker, conoscendo i sistemi informatici, può modificarli dall’interno, così le neuroscienze, conoscendo come funziona il sistema nervoso centrale, possono renderlo più efficiente agendo dall’interno. Il biohacking altro non è che un insieme di indicazioni anche molto pratiche per gestire varie situazioni, incluso per esempio, lo stress da rientro e riportare il cortisolo ai livelli ottimali nel più breve tempo possibile.
Ribadendo il concetto, per usare la metafora informatica, l’idea è che il sistema nervoso sia come un software. Se “hackero” un network informatico, carpendo le password, sono in grado di cambiarlo dall’interno e usarlo per raggiungere i miei scopi. In questa disciplina si usa quello che si scopre sul cervello per potenziarlo o ridurre i fenomeni negativi che lo colpiscono cambiando, anzi hackerando, direttamente la biologia del sistema nervoso».
Il biohacking quindi prevede un’azione shock per riportare i livelli di cortisolo ai livelli pre-ferie, riducendo lo stress da rientro. Come fare questo? Continuate a leggere l’articolo, dove troverete dei consigli pratici, facili da applicare alla vita quotidiana. Tra pandemia non ancora conclusa e incertezze economiche all’orizzonte serve andare incontro all’autunno con maggiore slancio. Ecco come: