Non più un giorno né un weekend di sconti. Il Black Friday è diventato un mese intero di offerte ed eventi promozionali. Di fronte a questo momento del calendario commerciale si osserva un posizionamento polarizzante delle aziende riassumibile nello slogan: “lascia o raddoppia”.
Alcune aziende lasciano. C’è chi sceglie di dire no al Black Friday come esempio di filosofia anticonsumistica e sostenibile. E’ il caso di “Freitag”, che ha annunciato la chiusura delle casse dei negozi fisici e dell’e-commerce, offrendo la possibilità di noleggiare gratuitamente anziché acquistare. Discorso affine per “Patagonia”, che storicamente non aderisce all’iniziativa per la medesima filosofia ed è il brand con la migliore reputazione al mondo. “Ikea” da tempo propone iniziative diverse come il “Green Friday”. Molti brand del lusso non hanno mai aderito al black Friday. Oggi lo comunicano con forza, come elemento differenziante. L’obiettivo è consolidare il valore del prodotto e i valori insiti nel brand, slegandosi dalle dinamiche promozionali. Come se non aderire al black Friday fosse un modo per affermare le caratteristiche straordinarie di ciò che si vende, che, come tale, non può sopportare sconti enormi. Inoltre, si veicola al cliente il messaggio di comprare solo quello che si può e si desidera davvero. La non adesione vuole stimolare nei clienti un significato di appartenenza elitario, parlando direttamente al bisogno emotivo di sentirsi speciali.
Altre aziende raddoppiano. Secondo le previsioni di Idealo, il 68% dei consumatori per il 2023 si dice pronto ad acquistare un prodotto durante il Black Friday. È un dato superiore di tre punti percentuali rispetto allo scorso anno (65%). L’inflazione è stata pesante per tutto il 2023 e allora quale occasione migliore per rilanciare i consumi invitando i clienti alla ricerca dell’offerta. Molte aziende cavalcano il Black Friday per riprendersi dai prevedibili cali delle vendite al dettaglio connesse al contesto economico dei mesi precedenti. Molti studi neuroscientifici hanno dimostrato che lo shopping durante il Black Friday non è certo solo razionalità nella mente dei clienti. Non è una strategia di autodifesa in un contesto ad alta inflazione. Molte persone senza particolari problematiche economiche acquistano proprio in quest’occasione. Inoltre, le categorie merceologiche in cui si compra maggiormente (tecnologia, moda, design, profumi) sono acquisti voluttuari. Lo psicologo premio Nobel per l’economia Richard H. Thaler ha dimostrato che, oltre al piacere per l’acquisto, esiste un piacere aggiunto legato all’idea di aver fatto un buon affare. Sapere di comprare ad una cifra vantaggiosa, genera nel consumatore un benessere ulteriore, che talvolta supera quello connesso al semplice acquisto. Scovare l’affare aumenta l’autostima e fa stare meglio. Il successo del “venerdì nero” è mosso inoltre dalla più potente dinamica sociale, l’imitazione. Imitare è il modo migliore per funzionare in gruppo. “Se tutti comprano per il Black Friday, anche io comprerò durante il Black Friday”. Copiare i comportamenti degli altri fa sentire parte della comunità. Lo sconto è la superficie, gli studi di Neurovendita dimostrano che nel cervello che acquista c’è molto di più.
Il Black Friday si chiama Nero per il colore dell’inchiostro sui libri contabili su cui si segnavano i ricavi. Nelle sue origini in U.S.A. era lo svuotamento dei magazzini, prima del Natale. Oggi è il rituale simbolo dello shopping mondiale di fronte a cui le aziende mostrano 2 comportamenti antitetici e polarizzati. C’è chi “lascia” il black Friday, per comunicare una differenza e creare un senso di appartenenza elitario tra i suoi clienti. C’è chi “raddoppia” le iniziative, il tempo e gli sconti, puntando sul piacere dopo un momento di attenzione ai consumi. Chi ha ragione? Solo il tempo lo dirà. Nel frattempo, il cliente è libero di comprare o meno, sapendo che qualsiasi scelta sarà sempre mossa da dinamiche emotive. Qualcuno vorrà sentirsi diverso e parte di una élite. Altri vorranno seguire la via del piacere, dopo mesi di attenzioni legate all’inflazione. Il cuore batte sempre il cervello nello shopping.